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VIOLENZA
Violenza ha a che fare
con “forza” (vis), ma di essa rappresenta l’eccesso, l’andare oltre
il limite, l’infrangere la legge. Sempre che la legge (di dio, degli uomini,
della natura) sia riconosciuta. È questo il motivo per cui, un tempo, la
violenza poteva assumere anche caratteri epici: la legge era riconosciuta,
la trasgressione era voluta, il castigo era atteso. Oggi siamo circondati da
violenza assolutamente gratuita, perché nella grande Gomorra in cui tutti
abitiamo non si ha nemmeno notizia di cosa sia la legge di dio o degli
uomini. Ma non riconoscere il limite non significa diventare come dio, vuol
dire semplicemente smettere di essere uomini. Eppure la tentazione
della violenza sembra invincibile; essa appare connaturata a noi. La
violenza non si può eludere, essa va attraversata. Ma come? La poesia del
disegno, la danza, la musica, il racconto, l’arte rappresentano il modo in
cui entrare nella violenza, sperimentandone sino in fondo la perversa
vertigine, mantenendosi però puri nell’animo, così come succede all’angelo
sterminatore. Oppure attraverso la fotografia, il video, la testimonianza
diretta è possibile denunciare l’atroce violenza del potere che si abbatte
sui deboli o sui “diversi”. Alla fine, bisogna comunque mettere in scena la
violenza e rifletterci sopra, per poterne riconoscere i tratti e non farsi
dominare da essa.
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